Con la fine del regno e la nascita del Governo unitario, nel giugno del 1861 il teatro di Chieti prese il nome di Teatro Marrucino, in ricordo dell’antica popolazione italica che abitava la città preromana, l’antica Teate. Il prestigio del Teatro Marrucino cresceva negli anni, tanto che dopo dieci anni dall’apertura del nuovo edificio, il Consiglio Comunale, nel 1872, incaricò l’ingegnere Luigi Daretti di Ancona di progettare nuovi interventi per eguagliare con il Teatro e i suoi fasti i grandi centri culturali d’Italia. I nuovi interventi realizzarono un quinto ordine di palchi (il loggione) e la scala d’accesso autonoma alla balconata. Il progetto presentato, tuttavia, impose anche un intervento per dare una nuova forma alla platea. Il compito venne affidato agli architetti Giovanni Vecchi ed Enrico Santuccione che resero la sala semicircolare.
Nel 1874 venne commissionata al prof. Luigi Samoggia la realizzazione di un progetto iconografico che rendesse il teatro ancora più prestigioso. Il soffitto della sala teatrale venne, pertanto, decorato con un grande rosone ligneo, ornato da una ghirlanda di fiori e diviso in otto settori, nei quali trovano collocazione altrettante figure femminili, raffiguranti le allegorie delle arti teatrali e della musica. Il rosone è inoltre, corredato di medaglioni circolari nei quali sono raffigurati, su fondo oro, i profili dei grandi maestri: Goldoni, Pergolesi, Shakespeare, Goethe, Paisiello, Alfieri, Rossini e Verdi. Una volta conclusi i lavori di ampliamento e di decorazione della sala teatrale, nel 1875 il Teatro Marrucino venne arricchito con un sontuoso sipario, realizzato dal pittore napoletano Giovanni Ponticelli. Il soggetto dell’opera “II trionfo sui Dalmati Partini di Asinio Pollione” uno dei personaggi più illustri della storia antica della Città di Chieti. Il complesso apparato decorativo del Teatro Marrucino vanta anche due sculture in terracotta, opera di Costantino Barbella, poste all’ingresso della platea e dei palchi, raffiguranti due paggi a grandezza naturale.
Il Teatro Marrucino, grazie a questa struttura prestigiosa, divenne negli anni il punto di riferimento per eventi e spettacoli che hanno segnato la storia culturale dell’intero territorio regionale. Le scene del Marrucino furino calcate, infatti, dagli artisti più illustri del panorama culturale italiano a partire da Eleonora Duse, Emma ed Irma Gramatica, Cesco Baseggio, Nicola Rossi Lemeni, Nanda Primavera, per ricordarne solo alcuni, e videro la realizzazione di opere straordinarie tra le quali la prima abruzzese de “La Figlia di Iorio”, messa in scena nel 1904 da Gabriele D’Annunzio.
Il Teatro Marrucino mantenne alta la sua tradizione fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando iniziò un lungo declino che portò alla sua chiusura definitiva, avvenuta negli anni Cinquanta del Novecento e che durò fino al 1972 quando, con la celebre ouverture della Cenerentola di Rossini, eseguita dall’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma, diretta dal maestro Pierluigi Urbini, venne inaugurata la stagione moderna del teatro di Chieti.
Sin dal 1818, anno della sua inaugurazione, il Teatro Marrucino ha sempre avuto un cartellone lirico tale da essere considerato punto di riferimento per tutto l’Abruzzo. Negli anni, infatti, sono state rappresentate ben 190 opere e sono state realizzate più di mille serate dedicate ad opere liriche. Grazie a questo impegno portato avanti con tanta efficienza nell’agosto 2001 il Teatro Marrucino venne riconosciuto Teatro Lirico d’Abruzzo con la Legge Regionale n°40/2000 della Regione Abruzzo e, nel 2003, acquisì anche il titolo di Teatro di Tradizione.